
C’è una domenica dell’anno in cui le chiese si riempiono di rametti di ulivo e di fedeli. Il tutto accompagnato da un profumo di primavera che, mescolandosi all’incenso, segna l’avvento della Domenica delle Palme. Ovverosia una delle ricorrenze più sentite per i fedeli cristiani.
Un re accolto tra la folla (ma senza cavallo)
Gesù entra a Gerusalemme non su un destriero, ma a dorso d’asino. Un’immagine volutamente semplice, che parla di umiltà e disarmo. Eppure la folla lo accoglie come un re, stendendo mantelli e agitando rami di palma. “Osanna!”, gridano. È un momento di esaltazione collettiva, il culmine di un’attesa.
Ma sappiamo bene come andrà a finire: in pochi giorni, gli stessi cuori che oggi esultano si faranno silenziosi, alcuni ostili. È proprio questo il senso profondo della Domenica delle Palme: una festa che non dimentica il dolore, un inizio che ha già dentro di sé il peso del Golgota.
Processioni e palme intrecciate
Oggi, questa pagina evangelica si rinnova nelle piazze e nei sagrati. Si parte spesso all’esterno delle chiese, con la benedizione dei rami, e si entra in processione cantando. Alcuni portano croci d’ulivo intrecciate, altri vere e proprie opere d’arte fatte con le foglie di palma (in Puglia e Sicilia è quasi una competizione d’ingegno). I rami benedetti si portano a casa, si mettono dietro i quadri, sulle testiere del letto o tra le pagine della Bibbia: segni di protezione, ma anche ricordi di fede viva.
La voce della Passione
Nella liturgia del giorno si legge la Passione di Cristo. È una lettura lunga, a più voci, dove la narrazione coinvolge l’assemblea. Non si è solo spettatori, si partecipa: si è il popolo, si è Pietro che rinnega, si è il centurione che riconosce il Figlio di Dio sotto la croce. È un momento forte, che spalanca la porta alla Settimana Santa.
Tradizione che resta, anche dove sembra scomparsa
Anche in chi non frequenta la chiesa tutto l’anno, questa domenica lascia un segno. Un ramo raccolto al volo da una nonna, una funzione ascoltata per caso, una passeggiata in centro e il canto di una processione che ti attraversa il pomeriggio. La Domenica delle Palme continua a parlarci, con la sua lingua fatta di gesti, odori e memorie familiari.
In fondo, è una liturgia che non ha bisogno solo di parole. Bastano due rami incrociati e una storia che si tramanda, tra fede e cultura, tra piazze e chiese, tra ieri e oggi.