
Ha vinto sia il Premio Strega Giovani che il Premio Strega 2025, e non è difficile capirne il motivo.. L’anniversario, di Andrea Bajani, è un romanzo che non cerca applausi, ma lascia segni. Un libro che ha conquistato giurie e lettori non con la spettacolarità, ma con il coraggio sommesso della sua scrittura. Un romanzo che non riconcilia, non consola, non sistema.
Parla di un addio, e lo fa con una voce chirurgica, tagliente, necessaria. Racconta ciò che spesso resta sepolto sotto il nome di “famiglia”: il dolore, la paura, l’obbligo di amare chi ci ha insegnato a sparire.
L’anniversario è un romanzo sul distacco. E su quella libertà che si conquista solo scegliendo, un giorno, di non essere più figli.
Trama
Un figlio torna a casa, un anno dopo la morte del padre. Ma non è un ritorno per omaggiare, né per trovare pace. È un movimento intimo, una resa dei conti silenziosa. L’uomo ripercorre i luoghi e i gesti di un’infanzia spenta sotto il peso dell’autorità, dell’invisibile, dell’indicibile. In quelle stanze che lo hanno costretto a diventare piccolo, impara – finalmente – a guardarsi da fuori.
Non ci sono colpi di scena, né confessioni improvvise. Solo parole misurate, trattenute, che scivolano in profondità. Un anniversario, sì. Ma non della morte del padre: della nascita di chi ha trovato il coraggio di smettere di essere figlio.
La famiglia come zona di guerra
Bajani non racconta una famiglia da cui si fugge: racconta una famiglia che logora. L’anniversario è la storia di una violenza invisibile, esercitata in modo sottile ma costante. Il padre non è un mostro, non alza la voce, non colpisce. Ma crea assenza, distanza, freddezza. È un potere che non si lascia sfidare.
E allora la fuga diventa necessaria, l’allontanamento l’unico modo per salvarsi. Perché ci sono padri che non si possono amare, e figli che non possono continuare a fingere.
Il coraggio del silenzio
La scrittura di Bajani è essenziale, affilata, trattenuta. Ogni parola sembra scelta per restare incisa.
Non cerca empatia, non fa sconti. È una lingua che cammina sul filo del rasoio, con la calma inquietante di chi ha imparato a respirare nel silenzio.
Il protagonista non urla il suo dolore: lo afferma con gesti piccoli, precisi. È un romanzo di dettagli, dove il coraggio non si misura nei grandi confronti, ma nella capacità di pronunciare, una volta per tutte, il proprio distacco.
Perché leggerlo
Perché L’anniversario è un libro che parla della libertà come atto estremo.
Perché ci ricorda che non siamo obbligati ad amare chi ci ha fatto del male, anche se quel male non ha lasciato lividi visibili.
Perché è una lettura breve, ma impossibile da dimenticare.
E perché, a volte, il gesto più rivoluzionario non è restare: è andarsene, e non tornare più.