
Per quarant’anni ha fatto ridere l’Italia con un pupazzo in braccio e l’anima in punta di voce. Oggi il sipario cala in silenzio. È morto a 68 anni Pietro Ghislandi, attore, ventriloquo, artista gentile che ha trasformato la comicità in poesia e la tecnica in umanità. Con lui se ne va un modo raro di far spettacolo: ironico ma mai cinico, brillante ma sempre profondo.
Il suo volto era noto, ma era la voce a cambiare forma, a moltiplicarsi: parlava per due, per tre, per mille. In lui la ventriloquia non era un esercizio di stile, ma una porta sulla meraviglia. Bastava uno sguardo complice con il pupazzo Sergio per entrare in un universo parallelo, dove l’assurdo aveva senso e il sorriso diventava pensiero.
Le cause della morte
La notizia è arrivata il 4 giugno 2025. Ghislandi si è spento nella sua Bergamo. Le cause della morte sono dovute a una lunga malattia, che lo aveva colpito da tempo.
Una carriera lunga, curiosa, trasversale
Nato nel 1957 a Comun Nuovo, in provincia di Bergamo, Pietro Ghislandi è stato un outsider per vocazione. Dopo gli studi in arte e comunicazione, scelse la strada meno battuta: non quella del grande attore drammatico, ma quella del trasformista dell’anima. Conquistò la fama negli anni ’80, grazie alla partecipazione a Fantastico 7, su Rai Uno, dove con il suo pupazzo Sergio arrivò in finale, inventando una comicità nuova, fatta di tecnica e cuore.
Il cinema lo cercò e lui rispose: recitò in Soldati – 365 all’alba, Il muro di gomma, Vajont, Porzûs, Il principe e il pirata, lavorando con registi come Bozzetto, Pieraccioni, Comencini. Fu comico, ma anche attore drammatico, doppiatore, autore, cantante, showman. Le sue imitazioni – dal Donald Duck bergamasco al suo inarrivabile Topolino – restano cult. La voce era il suo strumento, il corpo la sua scena, la gentilezza la sua regola.
L’ultima apparizione pubblica
Negli ultimi anni Ghislandi aveva scelto la dimensione del teatro e dei progetti indipendenti. Appariva sempre con il suo compagno Sergio, come se quel legame ventennale fosse ormai parte della sua stessa identità. L’ultima apparizione pubblica risale a poche settimane fa: una piccola rassegna teatrale nel bergamasco, una chiacchierata con i giovani sulle arti dello spettacolo. Era sereno, presente, curioso come sempre. Nessun indizio lasciava immaginare un addio imminente.
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