
Partiamo con il dire che Frollino, il mio bambino magico non è il libro di una scrittrice di mestiere, ma il gesto coraggioso e necessario di una mamma. Gaia di Bernardino, infatti, è una madre, non una scrittrice. E qui non ci troviamo davanti a un romanzo, ma a una testimonianza. Una storia vera, vissuta, sofferta, amata. Eppure, come accade con certi libri rari, la verità che racconta ha la forza e la delicatezza della letteratura più autentica. Perché tocca le corde profonde dell’umano: quelle della fragilità, del dolore, ma soprattutto dell’amore incondizionato.
La trama: una diagnosi, una vita che cambia, e un bambino speciale
La storia inizia con una parola difficile da pronunciare: Sindrome di Cockayne. È rara, è grave, ed è incurabile. Quando Robertino – che tutti chiamano Frollino – riceve la diagnosi, nulla sarà più come prima. Ma non nel modo che ci si potrebbe aspettare. La malattia c’è, certo. Avanza. Limita. Spaventa. Ma non definisce. Perché Robertino, con il suo ciuffo biondo e lo sguardo luminoso, è prima di tutto un bambino pieno di vita, di sorrisi, di magia.
La voce narrante è quella della madre, Giada, che racconta senza filtri, ma con grazia. Non edulcora la fatica, ma non rinuncia mai alla tenerezza. Il libro diventa così un diario di bordo di un viaggio straordinario, in un altrove che pochi hanno il coraggio di attraversare – e ancora meno, di raccontare.
Un bambino che insegna a guardare
Quello che colpisce di più in queste pagine non è tanto il dramma della malattia, quanto la luce che riesce a emergere nonostante tutto. Robertino non parla, eppure comunica. Non cammina, eppure arriva ovunque. Non guarisce, eppure guarisce gli altri, con la sua semplice presenza. In questo senso, Frollino è davvero un “bambino magico”: non perché faccia miracoli, ma perché trasforma ciò che tocca. Compresa la vita di chi legge.
Giada non cerca la commozione facile, né si rifugia nella retorica del “figlio speciale”. Con lucidità e dolcezza, restituisce l’immagine di un bambino vero, con i suoi limiti, le sue conquiste, i suoi silenzi pieni di significato. È un libro che insegna a guardare meglio: chi si ha accanto, ciò che si ha già, il tempo che si ha ora.
Stile e tono: una scrittura semplice, ma necessaria
Lo stile di Giada Di Berardino è quello di chi scrive per necessità, non per mestiere. Ma forse proprio per questo arriva dritto. Non c’è artificio, non c’è posa. Le parole sono scelte con cura, ma non sono mai costruite. È una scrittura che lascia spazio, che non vuole impressionare, ma condividere. A volte è come una carezza, altre come una stretta alla gola. Sempre, come una verità che non può più tacere.
Perché leggerlo
Perché è una storia che resterà con voi. Perché, pur raccontando una realtà difficile, non è mai disperante. Anzi. È piena di vita. Di quella che non fa rumore, ma cambia tutto.
Frollino, il mio bambino magico è un libro per chi ha conosciuto la perdita, ma anche per chi vuole imparare a riconoscere i miracoli quotidiani. È un libro per chi sa che ogni giorno è un regalo. E per chi – magari – lo ha dimenticato.
Va letto lentamente, come si legge una lettera preziosa. Va tenuto vicino. E, soprattutto, va regalato. Perché certe storie non servono solo a commuovere. Servono a cambiare lo sguardo. E, a volte, la vita.