
Numerosi sono i buchi per quanto riguarda la strage di Capaci. Infinite le ipotesi dell’attentato.
Non solo ‘Cosa Nostra‘
Quello che, però, sta emergendo in questo ultimo periodo è che non è stata solo Cosa Nostra ad ordinare la morte di Giovanni Falcone nella strage di Capaci. Apparato deviato dello Stato, estremisti di destra e servizi di intelligence hanno agito in una spregevole sinergia per chiudere il cerchio delle indagini del giudice siciliano.
Le dichiarazioni ignorate di Maria Romeo
In particolare, utili (ma ignorate dalla procura di Caltanissetta) sono state le dichiarazioni spontanee di Maria Romeo. Compagna del pentito Alberto Lo Cicero, raccontò che aveva saputo da quest’ultimo le confidenze che aveva fatto a Walter Giustini, ex brigadiere dei carabinieri, riguardo la presenza di Stefano Delle Chiaie a Capaci immediatamente prima della strage.
Il caso Giustini e le omertà istituzionali
La procura non solo non ha tenuto conto delle dichiarazioni di Giustini durante le indagini, ma lo ha messo sotto inchiesta per depistaggio, nonostante più fonti lo giudicassero attendibile.
Chi era Stefano Delle Chiaie
Stefano Delle Chiaie, nato nel 1936, leader di avanguardia nazionale (AV), è stato coinvolto in molte delle vicende più dolorose e inquietanti del nostro paese, tra cui Piazza Fontana.
L’avanguardia nazionale è stata un’associazione neofascista e golpista coinvolta, con certezza, anche nel tentato Golpe Borghese nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970.
Lui si è sempre definito un rivoluzionario, ma la storia parla chiaro e coloro i quali che credono di ignorarla sono dei semplici idioti.
Supervisori esterni alla mafia: un altro livello dell’attentato
Maria Romeo proseguì dicendo che, sul luogo in cui la bomba esplose, c’erano persone esterne a Cosa Nostra, in qualità di “supervisori”. Tra questi c’era, appunto, Stefano Delle Chiaie come “collegamento tra quelli di Palermo e quelli di Roma”.
La “Pista Nera” nelle indagini di Falcone
Falcone, in particolare, in un’audizione inedita riesumata grazie all’intelligenza artificiale (IA), aveva parlato della cosiddetta “pista nera” nell’omicidio di Piersanti Mattarella, il presidente della DC ucciso il 6 gennaio 1980.
Nonostante le molte resistenze nel negare la matrice neofascista nell’uccisione del fratello del nostro Capo dello Stato, ci sono molti punti di domanda ancora irrisolti. In particolare per Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini, ex appartenenti dei NAR, associazione terroristica neofascista, responsabile, sul piano materiale, della strage di Bologna del 2 agosto 1980.
Un omicidio dal respiro internazionale
L’omicidio del presidente della regione Sicilia Piersanti Mattarella, è da considerarsi in un’ottica internazionale. Erano gli anni della Guerra Fredda e voleva aprire il dialogo coi comunisti. Cosa, questa, sgradita all’America. Sarebbe stato il “successore” di Aldo Moro.
P2, Gladio e gli interessi occulti
Qui entrano in campo ulteriori informazioni, sempre contenute nell’audio con l’IA. Il giudice sosteneva, nelle indagini, che il presidente aveva trovato la morte perché finito sotto il mirino non solo di Cosa Nostra e dei neofascisti. Anche la P2 e Gladio ne avevano interesse.
Mattarella si stava avvicinando a fare quel che Moro aveva iniziato (il Compromesso Storico). Questa cosa era sgradita al Nuovo Mondo che preferiva limitare al massimo i movimenti delle sinistre.
Falcone, comunque, indagò a lungo su Gladio, tra l’altro vietata, secondo il nostro articolo 18 della Costituzione sulle associazioni segrete – ma questa è un’altra storia.
Attesa di verità e giustizia
Solo ulteriori scoperte documentali, quando saranno de-secretate, chiariranno questi scenari che hanno, già di per sé, la sostanza di una plutocrazia nel nostro indegno Paese.
La memoria come arma di resistenza
“Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”
— Eric Arthur Blair, in arte George Orwell