
«Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati». Con queste parole inizia “L’amore ai tempi del colera”, romanzo di Gabriel García Márquez pubblicato nel 1985. Un incipit che afferra il lettore e già lo trascina in quest’esotica città caraibica – ispirata a Cartagena, in Colombia – formidabilmente caratterizzata attraverso il senso dell’olfatto. Il profumo delle mandorle amare avvia la storia dell’amore contrastato, ed in parte rappresentato sulla scorta di istanze autobiografiche, tra Florentino Ariza e Fermina Daza. Gli aromi dei fiori acquistano fin da subito una rilevanza narrativa, accompagnati da altri odori meno gentili quali i nauseabondi effluvi provenienti dalle fogne, in un clima tropicale dove il caldo torrido e soffocante fa da padrone assoluto. Ecco un breve passaggio descrittivo a riguardo:
«[…] la stessa città ardente e arida dei suoi terrori notturni e dei piaceri solitari della pubertà, in cui arrugginivano i fiori e si corrompeva il sale, e alla quale non era accaduto nulla in quattro secoli, tranne l’invecchiare a poco a poco fra allori vizzi e pantani imputriditi. D’inverno, certi acquazzoni improvvisi e devastanti facevano straripare le latrine e trasformavano le vie in fangaie nauseabonde. D’estate, una polvere invisibile, aspra come un tizzone incandescente, si infilava persino negli interstizi più protetti dall’immaginazione».
La letteratura come creazione di mondi possibili e credibili: l’eternità dell’arte secondo Márquez
Il maggior fascino della letteratura, a mio parere, consiste nel creare dei mondi possibili, inventati o ispirati alla realtà, e renderli credibili e soprattutto vivibili da parte del fruitore del romanzo. Da ciò deriva il carattere eterno dell’arte. E Márquez colpisce perfettamente nel segno, riuscendo ad attivare un processo di immedesimazione tale che ci si perde facilmente per i luoghi della sua città. E quando si alzano gli occhi dal libro per interrompere la lettura, si ha bisogno di qualche istante di tempo per fare ritorno al mondo reale e ricordarsi di non essere sotto una veranda del giardino dei Vangeli.
La città in trasformazione: modernità, innovazioni tecnologiche e reazioni umane
È una città che cambia col tempo, che si trasforma davanti agli occhi dei personaggi tramite iniziative civilizzatrici e l’avvento di innovazioni tecnologiche che rivoluzionarono il nostro modo di viaggiare e di comunicare. Márquez racconta il progresso che prende sempre più piede, parla di telefoni, aerei, macchine dattilografiche, e descrive le reazioni degli esseri umani di fronte a questi mostri inspiegabili della modernità.
Emblematica l’incredulità mista a terrore manifestata da un personaggio femminile di fronte a Charles Lindbergh, noto aviatore statunitense: «non aveva capito come un uomo così grande, così biondo, così bello potesse sollevarsi dentro un apparecchio che sembrava di latta spiegazzata, e che due meccanici avevano spinto per la coda affinché riuscisse ad alzarsi in volo. L’idea che aerei non molto più grandi potessero reggere otto persone non le entrava in testa».
Il valore della lentezza: la lettera scritta come antidoto alla superficialità dei rapporti
È un progresso che rende tutto più facile e più comodo – figurarsi ai giorni nostri dove abbiamo la possibilità di farci portare la spesa senza neanche alzarci dal divano – ma questa abulica comodità ha un carattere profondamente autodistruttivo poiché reca in sé i segni di una de-umanizzazione, di una pericolosa perdita di autenticità e di riflessione.
Non è una casualità che il mezzo di comunicazione che vincola con un filo sottile i due protagonisti del romanzo sia quello della lettera scritta, dapprima per necessità e poi per scelta. La lettera scritta garantisce il privilegio della lentezza: la lentezza dell’atto in sé, che permette di pensare a ciò che si sta scrivendo e nel caso di riscriverlo da capo, e la lentezza dell’attesa della risposta, attesa che logora l’anima ma che dà accesso all’approfondimento dei sentimenti espressi o non espressi, e questo approfondimento è fondamentale per assimilarli, comprenderli e svilupparli permettendo così di maturare oltrepassando il confine della superficialità.
L’amore e la comunicazione nell’era digitale: una riflessione sulla povertà relazionale del presente
Superficialità che nei rapporti umani del 2025 straripa come un fiume in piena, in quanto Whatsapp è l’arena di frenetici botta e risposta con frasi difficilmente composte da oltre 5 parole e il massimo dell’intrattenimento offerto alle nuove generazioni consiste in video su Tiktok della durata di una manciata di secondi che abbassano radicalmente lo standard della capacità d’attenzione. E i bambini crescono ridendo ma deficienti.
L’amore nella vecchiaia: ribaltare i tabù sociali e ridare dignità al tempo che passa
L’amore ai tempi del colera è anche questo, è un’ode letteraria alla lentezza, alla pazienza, al raccoglimento. È un invito a tornare alle proprie origini per re-imparare e per recuperare la propria identità perduta, la propria essenziale purezza corrotta dalla velocità e dai pregiudizi di questo mondo in costante evoluzione.
Il pregiudizio è un altro elemento chiave del romanzo di Márquez, che si impegna a disarcionare certe convinzioni sociali riguardanti non tanto l’amore in toto – l’autore non ha alcun timore a mettere in scena una sessualità totalmente disinibita che in alcuni punti sfocia anche in rapporti pedofili sopra i quali non ricade alcun giudizio morale – ma quanto l’amore di e tra vecchi.
La vecchiaia è il vero scandalo del libro. E Márquez la mostra in tutta la sua più crudele durezza, soffermandosi accanitamente sui corpi avvizziti e decrepiti dei personaggi che devono far ricorso a dentiere, clisteri e bastoni da passeggio per combattere l’inesorabilità del tempo che passa. La loro lotta, in realtà, non si declina in un tentativo vano e disperato per eludere la morte. Florentino Ariza, per esempio, accetta con una serenità indifferente i cambiamenti che l’età ha procurato al proprio aspetto, non li vive con orrore, perché il suo desiderio più grande trascende l’inevitabile decaduta del corpo mortale ed ha a che fare con una promessa di amore perenne che scavalca le età e le epoche. Márquez ridà dignità alla vecchiaia, ci insegna che non c’è nulla di indecente nell’amare a 80 anni e che «è la vita, più che la morte, a non avere limiti».
Un amore concreto e imperfetto: oltre i miti romantici, tra ossessioni e redenzione
E questa forma d’amore, paradossalmente, non ha nulla di sublime. È una passione giovanile che si tramuta in un amore concreto, consapevole, solitario, che prende vita in personaggi del tutto distaccati dall’idealizzazione ingenua e romantica di un Romeo e di una Giulietta. Si tratta di personaggi moralmente discutibili, che prendono scelte egoistiche e che sono un accumulo di vizi ed ossessioni.
Ma l’amore li purifica, e il lettore sensibile non può che avere compassione ed affetto per loro, condannati a vivere in una sorta di spirale cronologica dove la memoria agisce da ingannatrice: il tempo possiede una natura circolare che da una parte fa sprofondare nelle brume del ricordo e del disincanto (malinconia e nostalgia marchiano in maniera indelebile ogni pagina del romanzo) e dall’altra dona ai personaggi la speranza per un futuro di felicità. E l’amore per Márquez è questo: futuro, anche dopo cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni di attesa.