
Sarebbe, probabilmente, dovuta andare diversamente. Questo è ciò che pensa tutto, o quasi, il tifo interista. Perché, dopo una finale di Champions League – per quanto persa amaramente – che ha portato Simone Inzaghi ad abbandonare la panchina dell’Inter, nessuno si sarebbe mai immaginato che il nuovo allenatore dell’Inter per la stagione 2025/26 sarebbe stato Cristian Chivu.
Tra Fabregas e la Banter Era 3.0, Inter su Chivu
Forse è un po’ ingiusto parlare di Banter Era ancora prima che sia iniziata la stagione. Anzi, ancora prima che Chivu venga ufficializzato come allenatore nerazzurro. E forse è presto anche per etichettare un futuro già come fallimentare. Ciononostante, è lecito parlarne in questi termini, perché – dopo una finale di Champions League – difficilmente ci si sarebbe aspettati un risvolto del genere.
Parliamoci chiaro: Chivu vanta solo 13 presenze da allenatore in Serie A, con il Parma.
Ruolino di marcia? 3 vittorie, 7 pareggi e 3 sconfitte. Non male, considerando che l’allenatore rumeno era subentrato sulla panchina dei ducali quando questi stavano per affogare in zona retrocessione, con 20 punti in 25 partite.
Grazie al suo arrivo, il Parma è riuscito a salvarsi, facendo 16 punti in 13 partite. Una prestazione tutto sommato decente. Ma non basta. Per la panchina dell’Inter servirebbe ben altro. Un profilo più credibile, soprattutto alla luce dei risultati richiesti e delle ambizioni del club.
Il nome uscito subito dopo l’addio di Inzaghi è stato quello di Fabregas, tecnico spagnolo in forza al Como, che tanto ha dimostrato in questa stagione con i lariani. Non un nome eccelso, ma pur sempre stimolante. Per gioco, per età, per idee.
Invece, non se n’è fatto assolutamente nulla. Il Como, società fortissima finanziariamente, ha fatto muro, e Fabregas ha preferito non forzare la mano. Così l’Inter è rimasta con il cerino in mano, senza sapere più che fare.
Il Mondiale per club è alle porte, e urge un allenatore
“Ma sarà mai possibile che non ci sia un allenatore con più appeal?” È questa la domanda che si fanno tutti gli interisti. E forse hanno davvero ragione. Ci sarà pur qualcuno. Ma forse il problema è un altro: il Mondiale per club, alle porte.
Forse anche questo – oltre alle basse garanzie tecniche che la società sembra poter offrire – ha spinto l’Inter a prendere una scelta avventata. E a farsi andar bene un allenatore che, di fronte all’occasione della vita, non pone troppe pretese.
Staremo a vedere. Di certo, la direzione sembra quella di un ridimensionamento netto.