
Il 27 maggio scorso la Francia ha compiuto un passo in avanti storico. Di cosa si sta parlando? Per la prima volta, la morte diventa anche una scelta. L’Assemblée Nationale ha approvato una legge che introduce il diritto – sì, il diritto – a chiedere aiuto per morire, quando la vita è diventata solo dolore, e la guarigione non è più un’ipotesi.
Voluta da Emmanuel Macron, la riforma sul suicidio assistito non è solo una norma: è una frattura storica, un gesto politico e umano insieme. Che poi è tutto quel che importa, dopotutto.
Chi potrà accedere alla morte assistita
A chi si rivolge la legge sul suicidio assistito? Sostanzialmente, per farla breve, tutti quelli colpiti da malattie incurabili in fase avanzata, con dolori fisici o psicologici insopportabili. Ma lucidi. Cioè consapevoli di quello che stia accadendo (ci arriveremo qualche riga più sotto) A quelli che non hanno più speranza, che anziché aspettare di passare a miglior vita soffrendo e vedendosi cadere il mondo addosso giorno dopo giorno a causa del decadimento fisico, preferiscono fare una scelta drastica.
Ovviamente, non riguarda chi ha malattie psichiatriche o degenerative come l’Alzheimer, perché serve innanzitutto e perlopiù un consenso pieno e cosciente. Se il paziente non può somministrarsi il farmaco da solo, potrà farlo un medico o un infermiere.
Una scelta che divide
Neanche a dirsi, non sono mancate affatto le critiche. Vescovi, associazioni mediche e parte dell’opposizione parlano di “deriva etica” e temono pressioni sui più fragili. Ma il governo assicura: la legge è pensata per tutelare, non per incentivare. D’altra parte, sarebbe folle pensare a una legge che sproni qualcuno a morire. Inoltre, fortunatamente, accanto a questa riforma, è stata varata anche una legge per rafforzare le cure palliative.
Macron: “Un passo per la libertà”
Per Macron è una battaglia di civiltà. Per altri, un tema troppo delicato per diventare bandiera politica. Il dibattito è apertissimo e il testo dovrà ancora passare al Senato. Ma una cosa è certa: la Francia ha deciso di affrontare, a viso aperto, una delle domande più scomode del nostro tempo.