
Forse non tutti sanno chi sia Gianluca Gotto, perché tratta di un genere ben specifico, di viaggio, per dirlo in due parole. Ciononostante, pur avendo solo 35 anni, ha alle spalle già la pubblicazione di diversi romanzi, alcuni dei quali hanno avuto grande successo. Questo perché, in vero, non sono solo racconti di viaggio, ma percorsi interiori, tappe di una trasformazione personale che parla a chi è in cerca di senso. Con Succede sempre qualcosa di meraviglioso, Gotto firma il suo romanzo più maturo, e insieme più disarmante. In che senso? Abbandona le coordinate del memoir puro per costruire un romanzo ibrido, a metà tra fiction e verità vissuta, che si fa guida spirituale, confessione e racconto esistenziale.
La trama: un viaggio in Vietnam, e dentro se stessi
Il punto di partenza è la crisi. Davide, il protagonista, ha visto svanire tutto: sogni, certezze, futuro. Decide così di partire per il Vietnam, apparentemente in fuga, in realtà alla ricerca di qualcosa che non sa ancora nominare. L’incontro con Guilly, un uomo fuori dagli schemi, saggio e imprevedibile, trasforma il viaggio in un cammino interiore. Più che un personaggio, Guilly è una presenza simbolica: un mentore moderno che, con dialoghi semplici e profondi, accompagna Davide (e il lettore) verso un nuovo modo di guardare la vita.
Gotto non costruisce una trama complessa, non cerca l’intreccio: il romanzo vive di piccoli momenti, illuminazioni improvvise, paesaggi attraversati e parole che sedimentano. È una storia che avanza come la meditazione: con lentezza, attenzione e stupore.
Un maestro zen nascosto tra le righe
Ciò che rende Succede sempre qualcosa di meraviglioso sorprendente non è solo il percorso di Davide, ma la voce dell’autore. Gotto scrive con una limpidezza che sfiora la spiritualità, ma senza mai diventare predica. Non vuole convincere, ma suggerire. Non fornisce soluzioni, ma mostra possibilità.
La figura di Guilly è centrale, ma mai ingombrante. Parla poco, ma ogni parola pesa. Ha la leggerezza dei maestri zen, ma anche la tenerezza di un amico. Non si impone: accompagna. E nel farlo, apre la strada a riflessioni su libertà, paura, impermanenza, gratitudine. Non si tratta di “filosofia da Instagram”, ma di uno sguardo autentico, coltivato nel silenzio e nella distanza dal rumore del mondo.
Stile e tono: Gotto più essenziale che mai
Lo stile di Gianluca Gotto è, come sempre, sobrio e diretto. Ma in questo libro si avverte una maturità nuova: l’autore sembra aver trovato il coraggio di fermarsi, di non dover stupire. Ogni frase è curata, ma mai affettata. La scrittura diventa mezzo per lasciare spazio al lettore, per non invadere, per suggerire e basta. È come se Gotto si fidasse pienamente di chi legge. E questo, nella narrativa contemporanea, è raro e prezioso.
Perché leggerlo
Romanzo assolutamente consigliato, perché resta dentro. Perché parla con umiltà, con verità, con quiete. E in un tempo rumoroso, è già molto.
Succede sempre qualcosa di meraviglioso è un libro per chi è in cammino. Per chi ha perso qualcosa e non sa da dove ricominciare. Per chi non crede più nei grandi gesti, ma nella forza dei piccoli. E per chi ha capito – o vuole capire – che anche il dolore può essere una soglia, se attraversato con gli occhi aperti.
È un libro da leggere con lentezza. E da rileggere, quando la vita sembra incepparsi. Per ricordarsi che sì, succede sempre qualcosa di meraviglioso. Anche quando non ce ne accorgiamo.