
È una doccia fredda per la Germania, e soprattutto per Friedrich Merz, leader della CDU (Unione Cristiano-Democratica di Germania). Al primo scrutinio al Bundestag per eleggere il nuovo cancelliere, Merz non ce l’ha fatta. I numeri c’erano — almeno sulla carta. Ma qualcosa si è rotto dentro la coalizione. E ora il futuro politico del paese è appeso a un filo. Ma partiamo dal principio.
Un voto atteso, un risultato inatteso: Merz bocciato dai suoi
La Germania usciva da elezioni tese ma apparentemente risolte: un’alleanza tra CDU, CSU (Unione Cristiano-Sociale in Baviera) e SPD (Partito Socialdemocratico di Germania) — la cosiddetta “grande coalizione bis” — sembrava destinata a sostenere Merz verso la cancelleria. Invece, il leader conservatore ha raccolto solo 310 voti, sei in meno dei 316 richiesti per la maggioranza assoluta. Non succedeva dal 1949.
Il problema? I “franchi tiratori”. Ben diciotto deputati della coalizione — presumibilmente socialdemocratici — hanno deciso di voltargli le spalle. Il voto era segreto, ma il segnale politico è stato chiarissimo: la coalizione non è affatto compatta. E Merz, che si era presentato come uomo di sintesi tra pragmatismo economico e fermezza conservatrice, si ritrova ora delegittimato.
Frattura nella maggioranza: la SPD si difende, l’opposizione attacca
Immediate le reazioni. I vertici della SPD parlano di “episodio isolato” e promettono di tenere unito il fronte riformista. Ma nel partito crescono i malumori per un’alleanza con un leader considerato troppo spostato a destra. E intanto l’AfD, l’estrema destra in forte ascesa, non perde tempo: “Serve tornare subito alle urne. Questo Parlamento non ha più legittimità”.
Uno stallo che pesa: Berlino bloccata, Scholz ancora in sella
Nel frattempo, Olaf Scholz resta cancelliere ad interim. Ma il paese è fermo. Bloccata l’agenda legislativa, rinviati incontri internazionali e slittano persino le commemorazioni previste per la fine della Seconda Guerra Mondiale. Un colpo d’immagine per la Germania, che si ritrova senza guida mentre l’Europa guarda preoccupata.
Il piano di Merz, centrato su un mega investimento da 1.000 miliardi per difesa e infrastrutture — con deroga al freno del debito — era già stato criticato da più fronti. Ora, con la fiducia mancata, rischia di diventare carta straccia.
E adesso? Tra nuove votazioni e minaccia di scioglimento
Cosa succede ora? La legge tedesca concede 14 giorni per eleggere un cancelliere con maggioranza assoluta. Se fallisce anche il secondo tentativo, si passa a un terzo voto dove basta la maggioranza semplice. Ma se anche lì non si trova un accordo, sarà il presidente federale a decidere: o nomina il candidato con più voti, oppure scioglie il Parlamento. E si torna a votare.
Una possibilità, questa, che spaventa molti — ma non l’AfD, che annusa l’occasione storica. L’ombra di nuove elezioni, in un clima così polarizzato, rischia di rimescolare tutto. Intanto, Merz resta al centro di una tempesta politica che potrebbe travolgerlo. Più che l’inizio di una nuova era, per la Germania è un salto nel buio.
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