
E così è finita un’epoca. E presto, il passato, come succede spesso, diverrà nostalgia. Oggi, 5 maggio 2025, Microsoft ha chiuso Skype, puntando tutto sulla sua piattaforma più recente, Teams. Ma questo non è solo un aggiornamento tecnologico: è la fine di un’epoca.
E’ una scelta condivisibile, ciononostante per i pionieri di internet se ne va una parte importante del proprio passato. Ripercorriamone, insieme, velocemente, ciò che è stato e non sarà più.
La magia della prima videochiamata
Skype era il suono che associavamo a una voce lontana. Era la prima volta che sentivamo il volto di una persona apparire sullo schermo mentre parlava, e sembrava una magia. Per chi ha vissuto gli anni Duemila, Skype è stato un ponte verso il mondo: la chiamata con un figlio all’estero, l’intervista via webcam a un artista dall’altra parte del globo, il primo “ciao” video con qualcuno conosciuto in chat.
Un software con un’anima
Non era perfetto, anzi: si impallava, la connessione saltava, le voci diventavano robotiche. Ma era nostro. Era l’inizio di una nuova intimità digitale. Un luogo imperfetto ma autentico, in cui bastava anche solo un “mi senti?” per riempire chilometri di vuoto.
Il sorpasso delle nuove piattaforme
Poi sono arrivati Zoom, FaceTime, WhatsApp, Teams. Le chiamate sono diventate più fluide, i video ad alta definizione, le riunioni su cloud. Skype ha cominciato a perdere colpi, fino a diventare un ricordo. Oggi, quel ricordo si fa addio ufficiale.
Una memoria affettiva
È strano pensare che un programma possa generare nostalgia, eppure Skype lo fa. Perché non era solo uno strumento: era una piccola finestra sul mondo. Per molti, era la prima volta che potevano vedere il volto di una persona amata lontana. Ha connesso genitori e figli, ha salvato relazioni a distanza, ha tenuto unite famiglie separate da migrazioni, guerre, pandemie. Come lo fanno oggi i social.
Cosa resta
Microsoft offre ancora per qualche mese la possibilità di esportare chat e contatti. Una specie di archivio affettivo, un modo per trattenere almeno un pezzo di quella voce, di quei pixel traballanti che hanno significato tanto.
L’eredità di Skype
Forse non accenderemo più Skype, ma ci porteremo dietro tutto ciò che ci ha insegnato: che la distanza si può colmare, anche solo con una chiamata. E che a volte, sentire una voce familiare — anche con un leggero ritardo e un’eco fastidiosa — può essere il conforto più grande.