
Sono come normali predatori. Aspettano la vittima, con calma, preparando gli artigli, affilando i denti. Il loro stomaco desidera riempirsi. E’ il cyberbullismo. O meglio, sono i cyberbulli: esercito di adolescenti il cui operato passa spesso sottotraccia, lontani da occhi di madri e padri.
Con l’avvento dell’intelligenza artificiale sono nate piattaforme digitali con cui si può spogliare il corpo della vittima, mantenendo abiti e volto originale. Le immagini, così alterate, non solo costituiscono un reato, quindi scatenano un’azione penale, ma vengono condivise e vendute nei territori del dark web. La chiamano deep nude, la nuova frontiera del cyberbullismo.
Umiliare la vittima. Svuotarla di dignità. Metterla alla gogna, sotto gli occhi di tutti.
La polizia postale, nella sua divisione specializzata nel contrasto alla pedopornografia, si occupa di infiltrare agenti nelle chat proibite. Una volta premuto “invio”, ecco che il vaso di Pandora si scoperchia e dagli orli luridi fuoriescono vessazioni, delegittimazioni, insulti e minacce di morte.
Uno spietato caso di Cyberbullismo
“Devi morire”, “tua madre è una pu***a”, “spero che ti ammazzi”.
Questo è quello che Alessandro Cascone, all’epoca 13enne quando nel 2022 si sucida lanciandosi dal balcone di casa, ha dovuto subire. Messaggi anonimi gli giunsero dalla piattaforma di messaggistica denominata NSL. Inclusa anche la sua fidanzata dell’epoca, che a finimento, gli diceva che era incinta, aumentando così la sua giù fragile situazione.
Il fallimento del sistema Stato e genitoriale arriva quando gli adolescenti sottomettono i loro simili in tutta libertà, manipolando così mente e volontà delle vittime, arrivando a svalutare anche l’esistenza stessa.
Alessandro aveva scritto del bullismo contro di lui in un tema, letto dai genitori dopo la sua morte. Una scrittura inequivocabile, diretta, chiara.
La svalutazione della vita umana è inizia dall’alba dei tempi, e continua ancora oggi. Vive in genitori assenti, in vittime troppo piene di vergogna per denunciare, in una società che stigmatizza le fragilità.