
A chi non conoscesse Riccardo Azzali, consiglio vivamente di rimediare. Ma dirò qualcosa qui in breve. È un giovane fisico teorico e divulgatore scientifico romano, che si occupa di spiegare questioni di scienza e filosofia rendendole accessibili a chiunque. Soprattutto a chi poco ne sa dell’argomento, affinché possa appassionarsi, scoprendo quindi un mondo a cui forse prima mostrava indifferenza.
Presente su ogni social, i suoi video, in cui spiega fatti scientifici e filosofici, sono piccole perle artistiche.
Avete presente ChatGPT, che può fornire informazioni di qualsiasi tipo, anche semplificandole, rendendo la conoscenza di certi argomenti più sbrigativa? Ecco, Azzali fa una cosa simile, ma cento volte meglio, perché da lui stesso traspare la sua grande passione per la fisica teorica. E l’arte di metterla nero su bianco. La passione del narratore facilita anche l’apprendimento per l’ascoltatore.
“Ma cosa c’entra tutto questo discorso biografico di Azzali con il suo romanzo?” L’Accademia delle grandi domande è un romanzo che trabocca di passione e nel quale in ogni singola riga, o quasi, è possibile imparare qualcosa di nuovo, in modo semplice e completo, anche solo da dialoghi quotidiani dei personaggi presenti. È una sorta di trasposizione romanzesca del lavoro di Azzali, che l’autore stesso ha scelto di inserire in una storia tra le altre cose avvincente.
Ma ora passiamo alla trama.
La trama
Il protagonista principale del romanzo è il professor Adriano Oneili, un fisico teorico che, con una passione altrettanto forte per la filosofia, decide di creare un corso straordinario chiamato “L’atomo della civetta”. Questo corso, che prende il nome da un concetto che esplora l’infinito e l’ignoto, ha come obiettivo quello di approfondire la comprensione di alcune delle domande più grandi e complesse dell’umanità. Oneili, con il suo approccio multidisciplinare, cerca di unire la fisica, la filosofia e la poesia, guidando i suoi studenti in un viaggio mentale ed emotivo che li porterà a riflettere su temi come l’esistenza di Dio, la natura del tempo, e la natura intrinseca della verità.
I sei studenti scelti dal professor Oneili sono un gruppo eterogeneo, ma tutti dotati di una straordinaria intelligenza e di un’abilità unica nel comprendere e analizzare la realtà da angolazioni diverse. La giovane Stella, brillante e con una visione poetica del mondo, il musico Vittorio, che trasforma la musica in un linguaggio filosofico, l’attivista e avvocato Vincenzo, determinato nel lottare per la giustizia, l’imprenditore Federico, dotato di una mente pratica e pragmatica, la saggia Marina, che porta un approccio equilibrato e meditativo alle discussioni, e infine Caterina, che aggiunge una visione critica e pragmatica al gruppo.
Man mano che il corso si sviluppa, i sei studenti si trovano a confrontarsi con domande esistenziali che non hanno risposta facile. Attraverso un mix di lezioni teoriche, discussioni intense e attività che stimolano la riflessione, il gruppo si ritrova a confrontarsi non solo con il mondo esterno, ma anche con i propri dilemmi interiori. L’interazione tra fisica e filosofia diventa il motore di una continua evoluzione personale, poiché i protagonisti devono mettere in discussione tutto ciò che pensavano di sapere, sia su di sé che sull’universo.
Considerazioni
In realtà, che dire d’altro? Intendo, d’altro che non abbia già detto nella lunga introduzione? Parlerò un po’ di un lato tecnico letterario. Cioè del narratore. Diversamente da altri romanzi recensiti sul nostro giornale, in L’Accademia delle grandi domande il narratore è eterodiegetico, poiché non appartiene direttamente alla storia e non è un personaggio che partecipa agli eventi narrati. È tutt’al più una voce esterna che racconta la vicenda, senza interagire con i protagonisti. In che modo? Tramite una visione onnisciente, il che significa che conosce i pensieri, i sentimenti e le emozioni dei personaggi. È sia distante che vicino ai personaggi, poiché ne riporta pensieri ed emozioni.
Si tratta indubbiamente una scelta perfetta quella adottata da Azzali, poiché permette di mantenere una visione d’insieme sui temi (filosofia, scienza, destino, verità). Nessun personaggio, di fatto, distorce la narrazione con opinioni parziali. Il narratore ha il compito di collegare le riflessioni individuali dei protagonisti con la trama principale, rendendo la storia un flusso continuo di interrogativi e risposte universali, sempre mediato dalla sua osservazione esterna.
Passando ai personaggi, sono tutti ben dettagliati, orchestrati, colorati come un dipinto perfettamente riuscito. E dotati di una riconoscibile propria personalità. In altre parole, non sono piatti, assenti. Non solo loro, ma anche quelli che fanno parte del contorno.
Il commento
L’Accademia delle grandi domande è un romanzo sorprendente per storia e stile elegante e fluido. Con personaggi indimenticabili e impregnato di una passione impossibile da non apprezzare.
Un romanzo con la R maiuscola, di quelli che “magari ce ne fossero tanti così”.