
Sarebbe dovuto essere uno dei libri più attesi del 2025, a causa dello strepitoso successo della saga originale accesa ancor di più dai film. Così è stato, da subito Hunger Games – L’alba sulla mietitura ha riscosso grandissimo successo, e spero che pure questa recensione lo avrà.
Questo libro di quasi 400 pagine non ha deluso le aspettative, è forse anzi uno dei titoli migliori della saga.
La trama, senza spoiler (o quasi)
La storia è ambientata 24 anni prima degli eventi della trilogia originale e segue gli eventi del 50° Hunger Games. Come da tradizione per le edizioni speciali viene introdotta una nuova regola per rendere i Giochi ancora più spietati. In questa occasione, ogni Distretto è costretto a inviare il doppio dei tributi rispetto al solito, aumentando il numero totale dei partecipanti e rendendo la competizione ancora più feroce.
Il protagonista, Haymitch Abernathy (già presente negli altri 3 libri della saga originale, e mentore di Katniss e Peeta) del distretto 12, viene selezionato per i Giochi e si trova costretto ad affrontare l’arena più letale mai vista fino a quel momento. Nel Villaggio dei Tributi, prima dell’inizio dei Giochi, il protagonista fa la conoscenza degli altri partecipanti.
Quando i Giochi iniziano, l’arena si rivela un ambiente particolarmente crudele e imprevedibile, con trappole letali, condizioni estreme e una geografia studiata per mettere i tributi l’uno contro l’altro. Le alleanze si formano rapidamente, ma vengono altrettanto rapidamente tradite, poiché il numero elevato di tributi porta a scontri continui. Il protagonista è costretto a usare l’astuzia e le proprie abilità per sopravvivere, affrontando non solo avversari spietati, ma anche le manipolazioni dei Gamemakers, che con i loro interventi cambiano le sorti della competizione in ogni momento.
Man mano che i Giochi avanzano, Haymitch deve affrontare perdite dolorose e compiere scelte difficili che mettono alla prova la sua morale e il suo istinto di sopravvivenza. L’arena diventa sempre più pericolosa, e mentre il numero di tributi si riduce drasticamente, i pochi rimasti devono confrontarsi con la dura realtà di ciò che significa essere un vincitore degli Hunger Games.
Considerazioni
La narrazione è in prima persona, ciò vuol dire che la storia è vissuta e raccontata da Haymitch, il protagonista, così come Katniss nella trilogia. Questo dettaglio non è mai cambiato nel corso dei libri della saga. La prospettiva di ogni singolo evento è quella del protagonista, e non ci sono interferenze di altri narratori. Ciò facilita sicuramente l’immedesimazione nel lettore, che si ritrova a vivere in prima persona le vicende, ed è quindi emotivamente più coinvolto.
Ma ci sono difetti potenziali, come la difficoltà nel creare suspense. Conoscendo solo ciò che accade nell’istante narrato, il lettore non ha accesso ad anticipazioni o a sviluppi futuri della storia, a meno che il protagonista non li ipotizzi. O anche la mancanza di retrospezione. Poiché la narrazione avviene nel presente, il personaggio non ha il tempo di riflettere sugli eventi con una prospettiva più ampia.
Detto questo, in Hunger Games – l’alba sulla mietitura tutto è dosato nel modo migliore possibile. Il lettore è perfettamente coinvolto nelle vicende vissute da Haymitch, che tra l’altro si dimostra un personaggio con un carattere forte e deciso. Come lo si è visto anche nei libri della trilogia originale (e nei film). Un difetto potenziale del romanzo è la molteplicità dei personaggi presenti. Essendo quattro per distretto anziché due, capita di confondersi. Ma forse questo è un problema più personale.
Commento
Rispetto agli altri Hunger Games, la psicologia e il carattere dei personaggi appare più sviluppato, preciso, interessante. Anche i personaggi secondari non sono messi lì semplicemente come tali, che compiono azioni e danno un qualche saltuario parere. Sono più caratteristici, meno dimenticabili caratterialmente più che per il loro simbolo. La storia in sé è in qualche modo più verosimile (per quanto distopica). La denuncia sociale è più marcata e alcuni temi sono rivedibili in quella odierna. Il finale non è per nulla scontato, per quanto si sappia quale sarà il destino del protagonista già all’inizio, essendo presente nella trilogia originale, che si svolge 25 anni dopo l’alba sulla mietitura.
Libro consigliato? Assolutamente sì, è consigliato se si ha già letto la saga originale, e direi altrettanto se ancora non lo si è ancora fatto.
Consigliato come La cassetta delle lettere per i cari estinti di Lorenza Stroppa.