
La globalizzazione introduce un nuovo strumento di potere per i governi: lo spionaggio informatico. In particolare, gli spyware rappresentano una minaccia crescente.
In teoria, i governi usano questi software per contrastare il terrorismo e gestire operazioni di intelligence. Tuttavia, nella pratica, spesso li impiegano per altri scopi. Infatti, molti li usano per spiare e uccidere giornalisti, dissidenti e politici. Di conseguenza, il loro obiettivo non è solo la sicurezza, ma anche il controllo assoluto.
Ad esempio, tra gli spyware più noti c’è Pegasus, sviluppato in Israele. Nel 2018, il regime saudita lo ha usato per eliminare il giornalista Jamal Khashoggi. In quel caso, il principe Mohammed Bin Salman ha ordinato l’omicidio. Allo stesso modo, un altro esempio è Graphite, prodotto dall’azienda israeliana Paragon Solution e poi venduto agli Stati Uniti.
Questi software dimostrano quanto la guerra cibernetica sia devastante. Oggi, un attacco digitale può fare più danni di una mitragliatrice o di un colpo di mortaio. In genere, ingegneri informatici specializzati creano spyware per i governi. Inoltre, i servizi segreti, come la C.I.A., finanziano e sviluppano queste tecnologie avanzate.
A tal proposito, Edward Snowden ha rivelato che la C.I.A. ha usato dati sensibili per spiare i cittadini americani. Nel 2013, ha svelato il programma di sorveglianza. Dopo la sua denuncia, Snowden è fuggito in Russia per evitare l’arresto. Da quel momento, il mondo ha compreso il potere intrusivo di questi strumenti.
Per di più, gli spyware più avanzati usano la funzione “zero-click”. In altre parole, infettano i dispositivi senza che la vittima debba interagire con il malware. Al contrario, altri software si diffondono tramite email, con allegati PDF o link apparentemente innocui. In entrambi i casi, basta un clic per compromettere un intero sistema.
D’altra parte, la guerra cibernetica non colpisce solo individui, ma anche equilibri geopolitici. Infatti, sia i governi democratici sia le autocrazie, come l’Arabia Saudita, usano questi strumenti per consolidare il potere. Per esempio, Bin Salman ha fatto piazzare microspie per controllare i suoi nemici. Grazie a queste tecnologie, il regime ha registrato le ultime parole di Khashoggi prima di ucciderlo brutalmente.
Successivamente, i suoi assassini lo hanno fatto a pezzi e nascosto in una valigia. Tuttavia, nessun tribunale ha condannato Bin Salman, nonostante le prove schiaccianti. Nonostante ciò, gli Stati Uniti, invece di interrompere i rapporti con l’Arabia Saudita, hanno continuato a trattare con il regime per interessi economici.
In definitiva, chi sviluppa e controlla gli spyware può destabilizzare un Paese senza usare armi tradizionali. Con un semplice attacco digitale, può accedere a informazioni segrete. Oppure, ancora peggio, può spegnere la corrente negli ospedali e causare il collasso del sistema sanitario. Oppure può sorvegliare e assassinare oppositori politici senza lasciare tracce.
Di conseguenza, i governi usano gli spyware per mantenere il controllo assoluto. Nel complesso, queste armi invisibili danno un potere enorme e pericoloso.
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