
Nell'immagine presente anche il Logo di DeepSeek, modificato da RealCultura, utilizzato sotto licenza MIT
Se n’è già parlato troppo in realtà. Infatti, sono ormai migliaia gli articoli, e i video, sul web che esaltano o criticano l’avvento dell’intelligenza artificiale, quella generativa, cioè basata su modelli di linguaggio avanzati. ChatGPT, Gemini, DeepSeek: questi sono i tre nomi più rilevanti oggigiorno in questo settore specifico. Il funzionamento di questi si fonda su reti neurali profonde (dall’inglese “deep learning”), addestrate su vasti insiemi di dati testuali per comprendere e generare un linguaggio naturale, cioè che sia il più simile possibile a quello umano. Ma non è questa la sede in cui esplorare più scientificamente l’argomento.
Vorrei invece approfondire leggermente il lato di natura più, come dire, etico-culturale di queste innovazioni, oggigiorno presenti sempre di più all’interno della vita di ciascuno.
Se anni addietro ci si sorprendeva di fronte alle funzionalità di Alexa e Google Assistant, che tramite istruzioni vocali comandavano (e comandano) anche la robotica casalinga, in questi ultimissimi anni, soprattutto post-Covid, l’innovazione tecnologica ha fatto passi da gigante in quella direzione, già battuta in molte storie fantascientifiche, cinematografiche o narrative, in cui robot avanzati per mezzo dell’intelligenza artificiale (da qui in poi userò solo l’acronimo internazionale AI) si ribellavano alla razza umana. Le cose non stanno ancora così, quindi niente allarmismi. Certo è che non ci si può non domandare criticamente quanto questa innovazione stravolgerà sempre di più la quotidianità nei mesi e negli anni in divenire.
Ma perché l’AI fa tutto questo scalpore? Perché ridefinisce di netto il concetto di ‘sapere’ e ‘creazione’. Basta poco per reperire qualsiasi informazione grazie a questa innovazione straordinaria. A qualsiasi domanda, generica o specifica, l’AI risponde in modo chiaro, semplice, ma nondimeno anche complesso: usando linguaggi con termini specifici settoriali.
Ma allora dove sta il problema etico? Potendo rispondere a qualsiasi domanda con una rapidità sorprendente, l’AI è in grado anche di risolvere quesiti complicati e creare testi e immagini in un lampo, spesso con risultati sorprendenti, che vanno anche oltre la capacità umana. In effetti, per esempio, per scrivere un racconto, un articolo come questo, o creare un disegno, non ci bastano pochi secondi. Ecco, l’intelligenza artificiale si spinge oltre tutte queste problematiche: compreso, altresì, il problema temporale dell’ingegno, della conoscenza e della produzione artistica umana.
Ci sarà quindi il rischio che l’AI soppianti la nostra creatività? Purtroppo sì, ma non è così semplice, né immediato. Basta infatti familiarizzarci un po’ per scoprire quanto, soprattutto nella produzione di contenuti letterari, l’AI non sia ancora in grado di creare testi autentici. Questi, infatti, devono mescolare linguaggio, percezioni sensoriali, credibilità discorsiva e verosimiglianza nei contesti sociali quotidiani. In vero, detto così pare tutto troppo semplice. In realtà lo è tutt’altro se non ci si fa l’occhio. Dopotutto, la qualità nella produzione testi è sorprendentemente elevata per essere uno strumento che non può provare emozioni né sperimentare la quotidianità umana.
Vorrei quindi fare un esempio di testo prodotto da un’AI riportandolo come essa stessa lo produce, per dimostrare certe lacune che non tutti noterebbero. Chiederò a ChatGPT di scrivere “un testo in poche righe di un ragazzo che ripensa costantemente al momento in cui, da bambino, conobbe una ragazza più grande in una sera d’estate, restando estasiato da questa, la quale però poi, purtroppo, decise di togliersi la vita. E’ questo un pensiero che ancora lo tormenta e non riesce a scamparne, nonostante siano passati numerosi anni dall’evento”.

Credibile? Forse, ma manca qualcosa: l’elemento emozionale, quello che contraddistingue ancora i testi letterari veri e propri, credibili per davvero grazie alla mano e l’esperienza personale dell’autore. Un esordio come quello dostevskijano ne “le notti bianche”, difficilmente sarebbe riproducibile da un’IA. Quantomeno per ora.

Il problema etico, tuttavia, si pone più semplicemente perché spesso e volentieri moltissimi testi non richiedono grande impegno: temi scolastici, articoli brevi di giornali o blog, poesie improvvisate, e così via. Insieme a queste inserirei anche le illustrazioni grafiche fatte a PC.
Proprio per queste ragioni, e molte altre, l’AI sta subendo molte critiche. Personalmente però ritengo sia davvero molto utile nel reperire informazioni e soddisfare la propria curiosità in modo immediato e con il minimo sforzo. Lavorandoci costantemente da anni, posso dire che non sia poi così complicato riconoscere dove questa metta mano, soprattutto quanto è l’arte a doversi intersecare con questa tecnologia. Non ne condivido certi usi, ovviamente, ma non credo vada demonizzata.
Anzi.
A questo LINK un video scientifico-divulgativo di Geopop!